CAGLIARI – LA CHIESA DEI SANTI CATERINA E GIORGIO, DA “SA COSTA” A VIA SCANO. DI ENNIO PORCEDDU

CAGLIARI – LA CHIESA DEI SANTI CATERINA E GIORGIO, DA “SA COSTA” A VIA SCANO.

DI ENNIO PORCEDDU

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L’antica chiesa dedicata ai Santi Giorgio e Caterina, comunemente detta “dei Genovesi” sorse a Cagliari alla fine del XVI secolo, come sede dell'”arciconfraternita nel quartiere di Marina in via Manno (conosciuta dai cagliaritani come Sa Costa) nell’area, negli anni ’90 dove sorgeva l’Upim, oggi occupata da un negozio commerciale spagnolo. Edificata a partire dalla fine del XVI secolo per volere dell’Arciconfraternita dei Genovesi, nel 1943 fu danneggiata in modo irrimediabile durante i bombardamenti. “. La confraternita, venne costituita nel 1587 dall’arcivescovo Francesco del Val ed eretta in arciconfraternita nel 1591 da papa Gregorio XIV. Inizialmente l’associazione aveva la sua sede presso una cappella della chiesa del convento di Santa Maria di Gesù (che occupava l’area dove oggi sorge l’ex Manifattura tabacchi, in viale Regina Margherita). Per statuto i membri della confraternita dovevano avere origini liguri.
L’edificazione della chiesa incominciò nel 1599, con la posa della prima pietra da parte dell’arcivescovo Alonso Lasso Çedeño. Poi, fu completata nel corso del XVII secolo, innalzata con linee architettoniche richiamanti fondamenti del manierismo e del barocco. All’interno c’erano custodite svariate opere d’arte.
Il frontespizio era personalizzato da un portale, delimitato da due colonne tortili e da un sommità curvilineo, contenente lo stemma della città di Genova. L’interno si presentava ad unica navata con cappelle laterali. Il soffitto a botte dell’aula offriva decorazioni a cassettoni.
La chiesa fu distrutta dai bombardamenti il 13 maggio del 1943, durante la seconda guerra mondiale.
Finita la guerra, si pensò alla ricostruzione della chiesa dell’arciconfraternita dei Genovesi. Un primo progetto, risalente al 1947, prevedeva la ricostruzione dell’edificio nell’area della chiesa distrutta, in via Manno (questo terreno venne invece successivamente venduto al gruppo La Rinascente). Il progetto decisivo, da realizzarsi nella zona di Monte Urpinu, in un quartiere periferico in rapida espansione, fu realizzato da Marco Piloni e Francesco Giachetti nel 1957. La chiesa divenne sede della parrocchia innalzata il 23 novembre 1964 per volere dell’arcivescovo Paolo Botto e consacrata il 23 novembre 1967. Nel 2001 si è provveduto a costruire la scalinata, prevista nel progetto originari, che si estende dalla chiesa fino alla via Scano.
L’attuale chiesa, a pianta centrale, presenta esternamente otto facce, costituite da alte arcate paraboloidali, all’interno delle quali si alternano pareti in muratura e vetrate. Ciascuno degli otto “spicchi” che costituiscono l’edificio è raccordato a una lanterna, situata al centro e nella parte alta della chiesa.
Il portale è sormontato dallo stemma dei genovesi, recante il motto “Libertas”, riesumato dalle macerie dell’antica chiesa. L’interno è luminoso grazie alla luce che filtra dalle grandi vetrate colorate, in cui ci sono i disegni dell’artista Rolando Monti che rappresentano gli strumenti della passione di Cristo. Alle quattro vetrate, si alternano quattro pareti in muratura, con le opere monocromatiche di Dino Fantini raffiguranti le vicende della vita dei santi Giorgio e Caterina, la Madonna (sopra l’arco del presbiterio) e infine sopra l’ingresso, i membri dell’arciconfraternita dei Genovesi mentre scrutano il progetto della nuova chiesa. L’interno della chiesa è addobbato da opere d’arte e memorie originarie del tempio demolito.
Il presbiterio, ristrutturato di recente, è alterato rispetto alla composizione originaria; non c’è più balaustra, mentre l’altare maggiore con l’antico tabernacolo seicentesco è stato sostituito dalla sede del celebrante, sormontata dal Crocifisso ligneo del 1740 (precedentemente collocato nella seconda cappella a destra). L’opera, attribuita a un allievo di Anton Maria Maragliano, si staglia sullo sfondo delle canne dell’organo. Al centro dell’area presbiteriale si trova la mensa marmorea, consacrata dall’arcivescovo Giuseppe Mani il 26 aprile 2008.
Le sei cappelle laterali ospitano alcune opere d’arte. Nella terza cappella a sinistra si trova la piccola statua in corallo della “Vergine di Adamo” che la leggenda vuole recuperata in mare, all’interno di una conchiglia nel XVII secolo da un ufficiale genovese di nome Adamo. La piccola statua, molto venerata in passato, è disposta al centro di una raggiera dorata, ornata con pietre preziose, realizzata da F. Melis. Nella stessa cappella, sotto la mensa dell’altare, si trova una roccia del Montegrappa, dono degli Alpini in memoria dei caduti sardi. Tra una cappella e l’altra sono collocate antiche lampade lignee processionali. Altre opere si trovano nei locali adiacenti alla chiesa, attualmente adibito a museo dell’Arciconfraternita.

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