Cronaca di una domenica speciale:

 

Cronaca di una domenica speciale: Quando i turisti invadono la città, il poetto e castello.ancora priva di cantieri che la occupano, rendendola inospitale.

di ennio porceddu

E’ passato qualche anno ma il ricordo di quella domenica non si può dimenticare a Cagliari, una moltitudine di turisti occupavano la città di Cagliari molti forestieri si avviarono verso le strade della città per raggiungere un luogo di ristoro. Dopo essersi rifocillati, molti di questi “graditi ospiti”, s’incamminarono, a piedi, in giro per le vie di Castello, che, diciamolo, per molti sono un’attrattiva stupenda, con le sue strade, i palazzi, le torri e la sua storia. Altri, invece preferirono farsi scarrozzare con i bus-turistico o il trenino (che sembra ricordare una vecchia canzone che titolava: il trenino di latta verde, che da piazza Carmine o da Largo Carlo Felice li trasportava verso Castello. Il pomeriggio faceva molto caldo, ma certi turisti, sembravano non risentirne e s’incamminavano tranquilli e determinati.

Un gruppo, dopo aver attraversato Porta Cristina e piazza Indipendenza,  s’infilavano in via Pietro Martini e costeggiando il Palazzo Viceregio, la Cattedrale e il vecchio Palazzo Civico, s’incuneava verso via Del Fossario, lasciando alle spalle la chiesetta della Speranza di proprietà degli Aimerich.
Qui il panorama che si presentava suscitava, agli ospiti, grande stupore: il quartiere di Villanova, la chiesa di Bonaria, monte Urpino, il Poetto e tutto il Campidano, con le mura del castello S. Michele si manifestavano in tutto il loro splendore. In questo caso le foto non si sprecavano, perché le immagini della città sono una prova manifesta che Cagliari e il suo circondario, è stupefacente.

La passeggiata continuava, e in men che non si dica, il gruppo raggiunse il bastione Santa Caterina, oggi Piazza Goffredo Angioni, un medico, che, chi scrive, ha conosciuto molto bene per la sua professionalità e per la sua umanità. Intanto, mentre il gruppo dei turisti, affascinato dalla terrazza del Bastione San Remy, ammirava il panorama, do origine a una breve scheda di questo medico che tutti chiamavano legittimamente “Professore”.

Coniugato con Donna Anna Aimerich, era primario dal 1946 al 1982 della Divisione Malattie Infettive dell’Ospedale SS. Trinità di Cagliari. Molto apprezzato per la sua indubbia professionalità, aveva dovuto affrontare e risolvere molti problemi legati alla sanità. Nel 1973 e nel 1979, aveva combattuto con i casi di colera. Per il professore, che non conosceva pause, fare il medico voleva dire affrontare giornalmente casi di meningite, epatite, tifo e quant’altro con grande senso di responsabilità. Autore di tantissime pubblicazioni scientifiche il Prof. Angioni è scomparso nel 1988.

La città di Cagliari gli ha intitolato, appunto, una piazzetta.

Intanto, il gruppo scendeva la scalinata della terrazza del bastione Santa Caterina, lasciando alla loro destra il palazzo Boyl. Poi, si soffermavano al teatro Civico che lo storico Francesco Corona ha definito “assai meschino”, e chiesero notizie alla guida che li accompagnava.

La storia del teatro è abbastanza singolare come lo descrive il Valery: “Il teatro civico del Castello, nel quale si rappresenta l’opera in autunno e in inverno è stato recentemente ampliato secondo il progetto di Giuseppe Cominotti. Superiore anche all’elegante sala di Sassari, è uno dei principali ornamenti della città. Il bastione di Santa Caterina serve da passeggiata d’inverno. Alcune parti delle fortificazioni spagnole nei pressi di Villanova, costruite nel XVI secolo, sono molto superiori alle nuove fortificazioni che non vi si ricollegano troppo. Esse dureranno molto più a lungo; vi si sente l’impronta d’una nazione allora potente, di un’epoca gloriosa che fa risaltare la mediocrità di tutto il resto”.

Il primo teatro di cui si ha notizia a Cagliari fu il “Teatro dell’Università”, un ambiente molto limitato che prevedeva appena trenta logge e poteva contenere non più di trecento spettatori, e nacque verso la metà del XVIII secolo tra Via Canelles e Via Lamarmora e, di cui ci hanno poche informazioni.

Demolito verso il 1764, poco prima del 1770 fu costruito, un nuovo teatro, il Regio, per l’intraprendenza del barone Zapata. Aveva una capienza di circa 600 spettatori, divenendo immediatamente il centro della vita culturale e mondana di Castello. Per quasi un ventennio vi si svolsero tre stagioni d’opera l’anno: Estate, Autunno e Carnevale. Spettacoli teatrali e balletto. Alla fine del secolo dovette interrompere le programmazioni. Fu riaperto in occasione dell’arrivo in città della famiglia reale e, per quasi un quindicennio ebbe luogo una ricca attività teatrale. Dopo il rientro dei Savoia a Torino decadde rapidamente e per alcuni anni rimase chiuso.

Nel 1831, per ordine del Re Carlo Felice, fu acquisito dall’Amministrazione Municipale, in cambio di una vigna, assumendo la denominazione di “Civico” e riprendendo a pieno ritmo l’attività con rappresentazioni di ottimo livello artistico e culturale. Poi, fu abbandonato e in seguito demolito e ricostruito nel 1836 su progetto dell’architetto cagliaritano Gaetano Cima.

Lo storico Giovanni Spano lo descrive così: “Ha quattro ordini con 84 palchetti e il loggione; è ben decorato, e stuccato in oro. Vi si rappresenta l’opera in musica in due stagioni dell’autunno e del carnevale. Può contenere mille spettatori, compresa la platea… Non poteva scegliersi un sito più centrale per il comodo di tutti i quartieri.”

Il teatro di Castello si qualificò principalmente come “teatro dell’opera” ma si adeguò a mettere in scena spettacoli di altro genere, compresa la prosa, solo in momenti di difficoltà e comunque senza grande entusiasmo. Nel 1911 il Comune di Cagliari, lo cedette all’impresa Cadeddu, che lo trasformò in cinematografo. Solo dopo il cambio di gestione, il Civico, ospitò qualche stagione d’operetta, di varietà e di prosa, e, dai primi anni venti, programmò le stagioni concertistiche.

Nel 1930 per iniziativa del podestà Enrico Endrich e del Maestro Renato Fasano, il Comune decise di rilanciare il Civico e organizzare stagioni liriche di alto livello. L’ultima rappresentazione d’opera si ebbe nel 1939, alla presenza di Umberto e Maria Josè di Savoia; in scena I quattro Rusteghi di Ermanno Wolf Ferrari. Il 26 febbraio 1943 i bombardamenti che colpirono la città, il Civico teatro fu distrutto dalle bombe. Rimasero in piedi solo la zona del foyer e i muri esterni della sala. Fu una perdita gravissima, che seguiva di qualche mese l’incendio che nella notte del 17 dicembre 1942 aveva abbattuto il teatro Politeama Regina Margherita. In seguito al recente restauro, portato a termine i primi mesi del 2006, il Teatro Civico di Castello ha ricominciato la sua attività, accogliendo rappresentazioni culturali, concerti, varietà e programmazioni cinematografiche. Poi nuovamente l’abbandono.

Tornado ai turisti, dopo aver lasciato il Teatro Civico, s’inoltravano verso Piazza dell’Indipendenza, passando da Via Università, via Santa Croce e le stradine che portano in Via Lamarmora. Finita la salita e arrivati in piazza dell’Indipendenza, il gruppo, di fronte al vecchio Museo, trovava il trenino turistico che li trasportava verso Largo Carlo Felice, rasentando Piazza Yenner.

Qui finiva la mia cronaca improvvisata. nella giornata dedicata a una domenica speciale..

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