CAGLIARI – CASTELLO CRONACA DI UNA DOMENICA SPECIALE di Ennio Porceddu

CRONACA DI UNA DOMENICA SPECIALE (1 MAGGIO) PER LA SAGRA S. EFISIO. MENTRE IL SANTO SI APPRESTA A RAGGIUNGERE NORA, LUOGO DEL SUO MARTIRIO, I TURISTI INVADONO LA CITTA’, IL POETTO E CASTELLO.

 

CAGLIARI – CASTELLO CRONACA DI UNA DOMENICA SPECIALE

Nei pressi del Teatro Civico, a ridosso della scuola Santa Caterina, c’è la piazzetta intitolata al Professor Goffredo Angioni, emerito specialista di malattie infettive dell’Ospedale SS. Trinità di Cagliari, deceduto nel 1988. 

DSCN0471
di Ennio Porceddu
E’ passato poco più di un mese ma il ricordo di quella domenica non si può dimenticarla. Era il primo maggio, a Cagliari, una moltitudine di turisti occupava la città di Cagliari per rendere omaggio al Santo protettore della città e della Sardegna tutta. Quando il cocchio di Sant’Efisio da via Roma s’incamminò, dopo aver viaggiato per le vie del centro, verso la chiesetta di Giorgino di proprietà della famiglia Balletto, per cambiare gli indumenti e riprendere il cammino verso Nora, molti forestieri si avviarono verso le strade della città per raggiungere un luogo di ristoro. Dopo essersi rifocillati, molti di questi “graditi ospiti”, sncamminarono, a piedi, in giro per Castello, che, diciamolo, per molti sono un’attrattiva stupenda, con le sue strade, i palazzi, le torri e la sua storia. Altri, invece preferirono farsi scarrozzare con i bus-turistico o il trenino (che sembra ricordare una vecchia canzone che titolava: il trenino di latta verde), che da piazza Carmine o da Largo Carlo Felice li portò verso Castello.

piazza indipendenza

Il pomeriggio faceva molto caldo, non era proprio adatto alle passeggiate, ma certi turisti, sembravano non risentirne e s’incamminarono tranquilli e determinati dentro il quartiere storico. Un gruppo, dopo aver attraversato Porta Cristina e piazza Indipendenza  s’infilò in via Pietro Martini e costeggiò il Palazzo Viceregio, la Cattedrale e il vecchio Palazzo Civico, e s’incunea verso via Del Fossario, lasciando alle spalle la chiesetta della Speranza di proprietà degli Aimerich.
Qui il panorama che si presentava suscitò, agli ospiti, grande stupore: il quartiere di Villanova, la chiesa di Bonaria, monte Urpino, il Poetto e tutto il Campidano, con le mura del castello S. Michele si manifestarono in tutto il loro splendore. In questo caso le foto non si sprecarono, perchè le immagini della città sono una prova manifesta che Cagliari e il suo circondario, è stupefacente.

La passeggiata continuò e in men che non si dica, il gruppo raggiunse il bastione Santa Caterina, oggi Piazza Goffredo Angioni, un medico, che, chi scrive, ha conosciuto molto bene per la sua professionalità e per la sua umanità. Intanto, mentre il gruppo dei turisti, affascinato dalla terrazza del Bastione San Remy, ammirava il panorama, davo origine a una breve scheda di questo medico che tutti chiamava legittimamente “Professore”. Coniugato con Donna Anna Aimerich, era primario dal 1946 al 1982 della Divisione Malattie Infettive dell’Ospedale SS. Trinità di Cagliari. Molto apprezzato per la sua indubbia professionalità, aveva dovuto affrontare e risolvere molti problemi legati alla sanità. Nel 1973 e nel 1979, aveva combattuto con i casi di colera. Per il professore, che non conosceva pause, fare il medico voleva dire affrontare giornalmente casi di meningite, epatite, tifo e quant’altro con grande senso di responsabilità. Autore di tantissime pubblicazioni scientifiche Prof. Angioni è scomparso nel 1988. La città di Cagliari gli ha intitolato, appunto, questa piazzetta.

Intanto, il gruppo scendeva la scalinata della terrazza del bastione Santa Caterina, lasciando alla loro destra il palazzo Boyl. Poi, si soffermarono sul teatro Civico che lo storico Francesco Corona ha definito “assai meschino”, e chiesero notizie alla guida che li accompagnava. Ma, la storia del teatro è abbastanza singolare come la descrive il Valery: “Il teatro civico del Castello, nel quale si rappresenta l’opera in autunno e in inverno è stato recentemente ampliato secondo il progetto di Giuseppe Cominotti. Superiore anche all’elegante sala di Sassari, è uno dei principali ornamenti della città. Il bastione di Santa Caterina serve da passeggiata d’inverno. Alcune parti delle fortificazioni spagnole nei pressi di Villanova, costruite nel XVI secolo, sono molto superiori alle nuove fortificazioni che non vi si ricollegano troppo. Esse dureranno molto più a lungo; vi si sente l’impronta d’una nazione allora potente, di un’epoca gloriosa che fa risaltare la mediocrità di tutto il resto”.

PORTA DELL'ELEFANTEIl primo teatro di cui si ha notizia a Cagliari fu il “Teatro dell’Università”, un ambiente molto limitato che prevedeva appena trenta logge e poteva contenere non più di trecento spettatori, e nacque verso la metà del XVIII secolo tra Via Canelles e Via Lamarmora e di cui si hanno poche informazioni. Demolito verso il 1764, poco prima del 1770 fu costruito, un nuovo teatro, il Regio, per l’intraprendenza del barone Zapata, aveva una capienza di circa 600 spettatori, divenendo immediatamente il centro della vita culturale e mondana di Castello. Per quasi un ventennio vi si svolsero tre stagioni d’opera l’anno (Estate, Autunno e Carnevale), spettacoli teatrali e balletto. Alla fine del secolo dovette interrompere le programmazioni. Fu riaperto in occasione dell’arrivo in città della famiglia reale e per quasi un quindicennio ebbe luogo una ricca attività teatrale. Dopo il rientro dei Savoia a Torino decadde rapidamente e per alcuni anni rimase chiuso.

Nel 1831, per ordine del Re Carlo Felice, fu acquisito dall’Amministrazione Municipale, in cambio di una vigna, assumendo la denominazione di “Civico” e riprendendo a pieno ritmo l’attività con rappresentazioni di ottimo livello artistico e culturale. Poi, fu abbandonato e in seguito demolito e ricostruito nel 1836 su progetto dell’architetto cagliaritano Gaetano Cima. Lo storico Giovanni Spano lo descrive così: “Ha quattro ordini con 84 palchetti e il loggione; è ben decorato, e stuccato in oro. Vi si rappresenta l’opera in musica in due stagioni dell’autunno e del carnevale. Può contenere mille spettatori, compresa la platea… Non poteva scegliersi un sito più centrale per il comodo di tutti i quartieri.” Il teatro di Castello si qualificò principalmente come “teatro dell’opera” ma si adeguò a mettere in scena spettacoli di altro genere, compresa la prosa, solo in momenti di difficoltà e comunque senza grande entusiasmo. Nel 1911 il Comune di Cagliari, lo cedette all’impresa Cadeddu, che lo trasformò in cinematografo. Solo dopo il cambio di gestione il Civico ospitò qualche stagione d’operetta, di varietà e di prosa, e, dai primi anni venti, le stagioni concertistiche.

Nel 1930 per iniziativa del podestà Enrico Endrich e del Maestro Renato Fasano, il Comune decise di rilanciare il Civico e organizzare stagioni liriche di alto livello. L’ultima rappresentazione d’opera si ebbe nel 1939, alla presenza di Umberto e Maria Josè di Savoia; in scena I quattro Rusteghi di Ermanno Wolf Ferrari. Il 26 febbraio 1943 i bombardamenti che colpirono la città, il Civico teatro fu colpito dalle bombe. Rimasero in piedi solo la zona del foyer e i muri esterni della sala. Fu una perdita gravissima, che seguiva di qualche mese l’incendio che nella notte del 17 dicembre 1942 aveva abbattuto il teatro Politeama Regina Margherita. In seguito al recente restauro, portato a termine i primi mesi del 2006, il Teatro Civico di Castello ha ricominciato la sua attività, accogliendo rappresentazioni culturali, concerti, varietà e programmazioni cinematografiche.

Tornado ai turisti, dopo aver lasciato il Teatro Civico, s’inoltrarono verso Piazza dell’Indipendenza, passando da Via Università, via Santa Croce e le stradine che portano in Via Lamarmora. Finita la salita e arrivati in piazza dell’Indipendenza, il gruppo, di fronte al vecchio Museo, trovò il trenino turistico che li portò verso Largo Carlo Felice, rasentando Piazza Yenner.

Qui finiva la mia cronaca improvvisata nella giornata dedicata a Sant’Efis, ma per la città di Cagliari era ancora festa e non mancarono spettacoli di musica e balli folclorici: la notte era lunga e la festa continuava fino alle prime luci dell’alba.

Forse qualche protesta era arrivata dagli abitanti del quartiere la Marina (una volta Lapola) per gli schiamazzi notturni di certi “ospiti”, irrispettosi.  Ma, anche questa volta, in occasione della sagra del Santo protettore, gli abitanti di una delle tre appendici di Castello, avevano tollerato pazientemente.

http://sardegnamia.altervista.org/cagliari-caste…ennio-porceddu

Copyright Ennio Porceddu

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità.
Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.
Alcune immagini inseriti in questo blog sono tratti da internet e, pertanto, considerati di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore, vogliate comunicarlo via email.
Saranno immediatamente rimossi.