UNA STORIA  DI CAGLIARI DA NON DIMENTICARE

UNA STORIA  DI CAGLIARI DA NON DIMENTICARE

                                      di Ennio Porceddu

Quando il 1 settembre 1939 Hitler attacca la Polonia, ha inizio la seconda guerra mondiale. Due giorni dopo, la Francia e l’Inghilterra dichiarano guerra alla Germania. Tuttavia già nel 1936, nel mondo c’era il sentore che il conflitto  si sarebbe scatenato, per questo Cagliari sotto un’apparenza di normalità, già da quell’anno progettava di  realizzare i primi rifugi antiaerei, Furono stilati gli elenchi di tutti quegli edifici che dovevano essere muniti di uno speciale contrassegno visibile dall’alto e si equipaggiarono le scuole. Con l’entrata in guerra dell’Italia (10 giugno 1940) le misure precauzionali diventarono stringenti necessità: già dal 16 giugno aerei francesi partiti dall’Algeria bombardarono Elmas a Cagliari, I primi danni furono nella Marina e nel quartiere di Bonaria. Nonostante questo, la vita della città continuò quasi indisturbata, almeno fino al mese di giugno 1942, quando la città subì incursioni più frequenti e più distruttive.  Le bombe caddero a Su Siccu e sul cimitero di Bonaria e di conseguenza provocò le prime vittime. Intanto la città di Cagliari rafforzava i rifugi antiaerei, In questo clima la guerra penetrò piano, piano nella vita quotidiana, e anche, com’è ricordato da una nota comunale, anche in quella dei bambini.

I bombardamenti dei mesi di febbraio – maggio 1943 si raggiunse il culmine della distruzione, infatti, dopo la ritirata delle truppe dell’Asse nord dell’Africa, Cagliari entrò nel raggio d’azione dei bombardamenti americani di  stanza in Tunisia e Algeria. Nel mese di febbraio si succedono ben tre bombardamenti: il primo il 17 febbraio che provoca molto panico; il secondo del 26 colpisce il Municipio, il mercato e alcune navi nel porto. Il 28 febbraio i bombardamenti colgono i cittadini impreparati, tanto che non si ha il tempo di suonare l’allarme. Sono colpiti oltre i bersagli militari, scuole, chiese piazze e civili abitazioni.

Intanto la Croce Rossa, dislocata in viale Merello, inviava giornalmente dei militare a soccorrere i feriti. Uno della squadra che tutti giorni rischiavano la vita tra le macerie con le barelle, era il militare Efisio Porceddu. Mio padre. (Vedi foto il secondo a Sn.).

Dopo un mese di pausa i bombardamenti riprendono tra maggio e luglio completando la distruzione della città e del porto.

A questo punto fu impartito l’ordine di sfollamento obbligatorio. Molti si ripararono nei rifugi antiaerei, altri sfollati si rifugiarono nei paesi dell’entroterra. I cittadini, gli amministratori comunali, statali civili e militari lasciarono la città e le scuole furono chiuse.  Nella città semideserta e silenziosa accaddero episodi di sciacallaggio sia a danno dei privati sia delle istituzioni, tra le quali lo stesso comune di Cagliari.

La popolazione, nonostante abbia perso tutto, ha cercato di sopravvivere lontano dalla città. Infatti, molti trovarono rifugio presso parenti e amici, Mentre chi non ha nessuno era costretto a chiedere ospitalità in paesi sconosciuti, confidando nella solidarietà altrui. Nonostante il dolore e la disperazione per le perdute subite era forte la voglia di continuare a vivere e in questo clima nascevano fratellanze e fiorirono nuovi legami e amicizie che durarono tutta la vita.

Finita la guerra, al rientro dallo sfollamento, moltissime famiglie che avevano perso tutto furono sistemate, provvisoriamente si diceva, nei capannoni militari di via Is Mirrionis, dove fino a poco tempo c’erano i soldati richiamati. Questi capannoni divennero reparti di degenza per il nuovo Ospedale SS. Trinità.  La sopravvivenza di queste famiglie in questi capannoni è stata per tantissimi anni da “terzo mondo”. Finché il comune non decise a costruire palazzine popolari.

Il 19 maggio 1950 il Presidente della Repubblica Italiana Luigi Einaudi concesse la Medaglia d’Oro al valore militare alla città.