LA SARDEGNA NON HA SOLO MARE E SOLE MA ANCHE MONUMENTI E LUOGHI DI CULTO

LA SARDEGNA NON HA SOLO MARE E SOLE MA ANCHE MONUMENTI E LUOGHI DI CULTO

DI ENNIO PORCEDDU

 

L’isola del sole non vive di solo mare. E’ il mare la più grossa risorsa del turismo in Sardegna. Secondo alcuni studiosi, il mito delle spiagge incontaminate ha finito per monopolizzare gli interessi di gran parte dei visitatori e le stesse vocazioni escursionistiche. Dietro la cerchia di monti e scogliere esistono altre attrattive non certo minori. Basta un’escursione appena fuori delle strade trafficate per accorgersi che c’è qualcos’altro da scoprire. Sono pregevoli architetture di edifici sacri realizzati di quelle correnti culturali che nel continente ispirano capolavori di templi toscani e lombardi. Parliamo delle chiese romaniche campestri disseminate in ogni parte dell’Isola.  Monumenti e luoghi di culto realizzante con le pietre spesso sottratte ai monumenti punici o romani, o addirittura le stesse pietre con le quali è stato costruita la storia della nostra isola. Una storia spesso insanguinate  dalle invasioni di altri popoli che vedevano nella Sardegna una terra di facile conquista, ma anche di contributi culturali. Tra il 1100 e il 1300si deve soprattutto agli ordini monastici la costruzione di gran parte delle chiese sarde disseminate in tutta l’isola. La testimonianza di ciò la possiamo ancora trovare in molte iscrizioni negli architravi o nei massi calcari di questi templi cristiani.  Iscrizioni o figure che ci rimandano ai regni giudicali, alle diatribe tra le città di Genova e Pisa e infine al prepotente dominio aragonese.

Dionigi Scano di queste chiese diceva che “non s’impongono né per la mole né per la ricchezza, e certo non sono paragonabili ai superbi capolavori di Roma e di Siena, né ai bruni e severi palazzi di Firenze né delle logge così poetiche di Venezia o di Vicenza; ciò malgrado abbiano le eleganze squisite e leggiadre. Di più, per quel fascino derivante dalle cose poco conosciute, hanno quanto manca ai più celebrati monumenti: le attrattive di virginea freschezza e i suggestivi turbamenti dell’ignoto”.

Scrive A. Pani sull’Unione Sarda nel 1991 “Alta e solenne, col suo campanile di 40 metri, la chiesa di Saccargia (foto Web) domina il pianoro che partendo dalle pendici della Scala di Giocca, lambisce Florinas e Ploaghe. Si scorge da lontano, lasciata la Carlo Felice e imboccata la strada per  Olbia, inconfondibile , per alternanza del chiaro e dello scuro delle pietre (calcare e basalto) con le quali è stato costruito. Furono le rendite di questi poderi, unitamente a una cospicua donazione del giudice di Torres Costantino, a consentire ai monaci  benedettini di edificare il tempio nel 1116 servendosi di maestranze giunte da Pisa. Ra le prime dell’Isola per censo e per influenza dei suoi priori, l’abbazia cistercense della SS. Trinità di Saccargia superò indenne i difficili anni delle guerre giudicali e delle sanguinose rivalità di Genova e Pisa. Ma con l’arrivo dei dominatori aragonesi, furono cancellati gli antichi privilegi e iniziò il rapido declino”.

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