CAGLIARI CITTA’ NUDA DI ENNIO PORCEDDU

CAGLIARI CITTA’ NUDA

di Ennio Porceddu

 

E improvvisamente ecco Cagliari: una città nuda – scrive D. H. Lawrence – che si alza ripida, dorata accatastata nuda verso il cielo dalla pianura all’inizio della profonda baia senza forme. E’ strana e piuttosto sorprendente, per nulla somigliante all’Italia. La città si ammucchia verso l’alto, quasi in miniatura, e mi fa pensare a Gerusalemme: senza alberi, senza riparo che si erge spoglia e fiera, remota come se fosse indietro nella storia, come una città nel messale miniato da un monaco. Ci si chiede come abbia fatto ad arrivare là. Sembra la Spagna, o Malta: non l’Italia“.

Cagliari è apparsa così allo scrittore inglese Lawrence, appena sbarcato dalla nave proveniente da Palermo. Una città nuda, apparentemente insignificante, senza alberi, con un vento gelido e senza riparo, ma soprattutto che si ergeva spoglia e fiera, come se fosse ritornata indietro nella storia, ma forte. Cagliari o Karalis da Karel “città forte”.

Lo scrittore latino Solino riferisce, nella sua opera De Mirabilus Mundi, che la città di Caralis, fu fondata dall’eroe Aristeo, figlio di dio Apollo e della Ninfa Cirene, arrivato nell’Isola dalla Beozia.

Non importa dunque narrare come Sardo, nato da Ercole, Norace da Mercurio, l’uni dall’Africa e l’altro da Tartesso della Spagna, arrivassero fino a quest’isola, e da Sardo si sia denominata la regione, e da Norace la città di Nora; e che più tardi Aristeo, nel periodo in cui governava, una contrada vicina a questi, cioè nella città di Caralis che egli stesso aveva fondato, dopo aver fuso insieme il sangue dell’uno e l’altro popolo, avesse unificato il costume di vita di genti sino a lui pervenute senza alcuna unione, e che per la loro fierezza rifiutavano ogni autorità“. (Caio Giulio Solino, De Mirabilus Mundi, cap. IV).

Fu destino della Città – scrive Enrico Endrich (18 aprile 1934) – prefazione Forma Karalis di Dionigi Scano – fin dalle sue origini fenicie (ci fu una Cagliari nuragica?) guardare il mare ed opporre, a difesa della civiltà europea, alle montanti maree dei popoli la massiccia struttura delle sue fortificazioni. Dopo la conquista romana fu conservata in Sardegna e fu custodita in Cagliari, Sardiniae caput, la tradizione latina, che visse  e fiorì nell’architettura delle chiese“.

L’architettura bizantina, che ha significato un mutamento delle conformazioni latine in accostamento con le configurazioni arrivate dall’oriente, qui da noi ottenne un effetto forte. Un esempio proviene dalla chiesa di San Saturnino, il più importante monumento dell’arte Bizantina dell’Isola, a cui Antonio Taramelli, “Sovrintendente di I classe agli scavi e musei archeologici della Sardegna”, ha dedicato un apprezzabile restauro. Poi, come sappiamo, danneggiata dai bombardamenti del 1943, e in seguito, ristrutturata e riportata al culto.

Cagliari, alla fine del XIII secolo, era diventata una città di grande interesse commerciale. I pisani si erano ordinati in comune autonomo, sempre però, sotto il controllo della città di Pisa. Castello era uno straordinario centro pulsante della città medievale. Mentre il quartiere della Liapola (Marina), una “pertinenza” di castello, come Stampace, fu il vero baricentro.

La struttura amministrativa di Cagliari pisana era rappresentata, inizialmente, da due castellani che, in sostanza gestivano la vita cittadina, con l’ausilio di un assessore per i problemi giuridici.

I diritti legislativi si rifacevano al “Breve Castelli castri de Kallari”, un ordinamento redatto sicuramente dal governo di Pisa, mentre l’attività portuale era disciplinata dal “Breve Portus Kallaritani”: questo fa capire quanto fosse importante l’attività portuale della città, per lo scambio commerciale mediante le navi provenienti da tutte le città del Mediterraneo.

Poiché Cagliari era la città “chiave dell’Isola” per il suo porto,  Pisa era convinta di doverla rinforzare al massimo e renderla inespugnabile e perfettamente difendibile.

Così, a poco a poco, aveva visto sorgere, tutt’intorno, una cinta muraria sempre più possente che aveva lo scopo di proteggerla da incursioni nemiche.

Con l’arrivo degli aragonesi a Cagliari (1326), non si può negare di aver instaurato uno governo amministrativo municipale, appropriato ad una città privilegiata.

Un dominio (Il Regno di Sardegna) che resto iberico per quasi quattrocento anni, dal 1323 al 1720.  Come scrive il professor Francesco Cesare Casula: “…assorbendo molte tradizioni, costumi, espressioni linguistiche e modi di vita spagnoli, oggi rappresentati nelle sfilate folcloristiche di S. Efisio a Cagliari, della Cavalcata a Sassari, e del Redentore a Nuoro“.

Cagliari nel 1793, a causa di un certo Viceré Balbiano, non degno di governare l’Isola, per la sua codardia, rischiava di essere preda dei francesi, ma grazie al “risveglio eroico” e alla benevolenza della nobiltà e del clero, furono racimolati migliaia di scudi per sostenere 4000 soldati di fanteria per tutto il tempo dell’aggressione e reclutati miliziani  da tutta la Sardegna. Concentrate tutte le forze e grazie ad un forte impegno dei sardi e all’intercessione di Sant’Efisio, fu scongiurata l’invasione francese. Questa è solo una parte della storia che ha attraversato Castrum Karalis

La storia di Cagliari è anche altro, e altro ancora. Cagliari è una città di grande religiosità con tantissime chiese e monasteri di grande rilievo, ma anche di ingiustizie, basti pensare alla chiesa di San Domenico, sede del tribunale dell’inquisizione (l’istituzione ecclesiastica creata per indagare e punire, mediante un apposito tribunale, chi sosteneva teorie contrarie all’ortodossia cattolina), o di  prepotenze.

La storia racconta che durante il dominio spagnolo, i poveri popolani che offrivano il loro modesto lavoro dentro le mura di

1) Mappa di Cagliari di Sigismondo Arquer dalla Cosmographia di Sebastian Munster – anno 1550.

 

castello, tutti i giorni, prima dell’imbrunire, erano costretti a andar via, pena essere scaraventati dal bastione di Santa Croce. I sardi, insomma, non erano padroni in casa loro. La nobiltà ha sempre cercato, anche in  periodi recenti, di non confondersi con i popolani o il ceto medio.

Sono pochi i residenti di Castello, attualmente, che appartengono al ceto medio: quasi tutti i palazzi se li sono ripresi i cosiddetti “nobili” o presunti tali. La storia racconta che spesso i titoli nobiliari furono acquistati da commercianti e affaristi iberici.

Cagliari, come ha scritto Francesco Alziator e tanti altri illustri storici: “E’ bella”. “Cagliari è la città del sole”, e aggiungo io, “Cagliari non finisce mai di entusiasmarmi”. Per questo, per molti mesi dell’anno, la domenica, di mattina presto, quando la brezza m’accarezza il viso, mentre i cagliaritani sono ancora a letto a sonnecchiare, forse, dopo una notte di stravaganze nei locali delle appendici (Stampace, Marina e Villanova), faccio lunghe passeggiate, in dolce compagnia di mia moglie, e spesso, dei miei cognati, figlie, generi e nipotini (quattro) “in cambarara”: anche loro amanti della storia di Cagliari.

Mentre passeggio, osservo, e mentre osservo per l’ennesima volta le torri e i palazzi di Castello, fotografo qualcosa che, in altri momenti, mi è sfuggito. Poi, una volta a casa, seleziono tutto e comincio a pensare: “Questa foto la inserisco in quel capitolo di quel tale libro, quest’altra mi mancava per completare quell’articolo da inviare al giornale Web”. Accendo il computer e comincio a scrivere. Poi, spero sempre che qualche editore, pubblichi qualche mio lavoro.

Intanto, il tempo passa, e la domenica sono sempre in giro a passeggio, con la mia compagna di vita a fotografare, e a ricordare la storia millenaria della mia città. Mentre il tempo inesorabilmente avanza. Inevitabilmente per tutti, e la mia città è sempre lì, distesa nitidamente sui colli calcarei, di fronte al Golfo degli Angeli: Cagliari fenicia, punica, romana, vandalica, bizantina, giudicale, pisana, spagnola e piemontese, più divina che mai.