SAN’ ANTIOCO A CAGLIARI, UNA FESTA DIMENTICATA

FESTE CIVILI E RELIGIOSE NELLA SARDEGNA

LA FESTA SANT’ANTIOCO A CAGLIARI NEL 1600 ERA UNA REALTA’

Di Ennio Porceddu

 

Generalmente le principali sagre in Sardegna, nei libri sono descritte seguendo un ordine temporale legato all’avvicendarsi delle stagioni e dei mesi dell’anno. In questi libri mancano alcuni riferimenti Essi scandiscono la vita delle collettività isolane attraverso un calendario che non necessariamente ricalca quello liturgico cristiano o l’anno della loro nascita. Nel compendio di leggi, decreti e ordinanze “Leyes y pragmáticas” del ricercatore sassarese F. Angelo Vico e edita a Napoli nel 1640,  si attesta che “nella Cagliari del primo Seicento, la vita sociale e collettiva era giunta a un certo grado di organizzazione e di perfezione e le festività religiose e civili erano molteplici”.

Ad affermarlo c’è anche Joaquín Arce, autore di molti lavori tra cui “La Spagna in Sardegna” (Madrid 1960 e Cagliari 1982), dove si legge che, “senza contare le domeniche, le feste di Natale e di Pasqua e le altre feste mobili, erano ben settantaquattro le festività infrasettimanali”.

In pratica dice che i sardi, in quei giorni, onoravano i patroni dei gremi e delle confraternite e i santi ai quali si rivolgevano per chiedere di preservarli dalle malattie e dalle lunghe carestie. Molte  feste sono scomparse e non restano tracce. Altre si sono estinte molti anni fa, altri ancora, addirittura due secoli fa, come la sagra di S. Antioco che si svolgeva a Cagliari, il 5 maggio, nella collina di Bonaria, a cui partecipavano i contadini con le traccas, provenienti da diverse parti del Campidano. Ne abbiamo notizia dal Fuos, un cappellano militare , che percorse la Sardegna negli anni Settanta del secolo XVIII e ci lasciò un’interessante descrizione nel testo «La Sardegna nel 1773-1776 descritta da un contemporaneo”.

Joseph Fuos, pastore luterano cappellano militare e memorialista dell’ Isola sabauda settecentesca, riferisce che la sagra di S. Antioco era, con quella di Sant’Efisio, la più rilevante in tutto l’anno e aveva carattere spiccatamente rurale. La descrizione che fa il Fuos sulle traccas, che intervenivano a decine alla sagra, è interessantissima. Lo cita anche F. Alziator nel libro «La città del sole».

L’attribuzione a Joseph Fuos è che l’autore anonimo del libro con questo titolo, apparso a Lipsia nel 1780 in forma di una raccolta di tredici lettere destinate a un anonimo barone del Baden, è stato in Sardegna, a Cagliari, negli anni dal 1773 al 1777, in qualità di cappellano militare, probabilmente del reggimento di svizzeri Royal Allemand allora di guarnigione a Cagliari al servizio del Re di Sardegna.

La notorietà dell’opera e del suo probabile autore si deve alla tarda edizione italiana dell’avvocato cagliaritano Pasquale Gastaldi Millelire nel 1899. Parecchi dei successivi viaggiatori e memorialisti in Sardegna hanno attinto liberamente a questo suo testo, specie dopo la traduzione italiana e in particolare per quanto riguarda le usanze locali e i giudizi sul carattere e sul modo di vivere dei sardi di quei tempi e nel passato.

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