LA LEGGENDA RACCONTA DI UN UOMO CHE RISPONDEVA AL NOME EFISIO D’ELIA NATO A ANTIOCHIA

LA LEGGENDA RACCONTA DI UN UOMO CHE RISPONDEVA AL NOME EFISIO D’ELIA NATO A ANTIOCHIA

 

di Ennio Porceddu

 

Racconta la leggenda  che nel quarto secolo dopo Cristo (anno 250 morto nel 303), sia venuto alla luce un uomo che rispondeva al nome di  Efisio D’ Elia, a Antiochia.Secondo la tradizione popolare, Efisio era un ufficiale romano originario dalla Siria, da Cristoforo e dalla nobildonna Alessandra. Efisio, giovane e bell’ufficiale romano, pagano, è introdotto dalla madre alla corte di Diocleziano, dove riceve ricchezze, onori e l’incarico di perseguire tutti i cristiani di Calabria e Sardegna.
Una notte a Vrittarnia, un rumore terrificante tramortì Efisio e i suoi soldati mentre l’ardimentoso condottiero vede fra le nuvole una scintillante croce e ode nel vento una voce che lo chiama alla verità. Una visione assai simile a quella di Costantino.
La voce scesa dal Cielo si rivolge a lui dicendogli: “Oh Efisio, donde vieni e donde vai?” Efisio molto spaventato gli rispose con un filo di voce: “ Vengo dalla città di Antiochia, sono figlio di Alessandra prima dei cittadini di Elia e Diocleziano mi ha concesso piena autorità in Italia contro i cristiani”. Risuona di nuovo la voce dal Cielo: “ Oh Efisio, anche tu verrai a me per mezzo della palma del Martirio”. A questo punto Efisio prende coraggio e fa alcune domande alla voce venuta da Cielo.: “ Chi sei che mi parli in questo modo?” “Io sono Colui – risponde la voce – che tu perseguiti Figlio di Dio Vivo.” All’improvviso una croce luminosa appare nel cielo e quella stessa croce s’imprime nel palmo della sua mano in segno di beatificazione al Signore Dio.

In merito a questo segno divino, dopo aver combattuto i saraceni, arriva in Sardegna (a Arborea) e in breve tempo s’impossessa dell’isola. Rientrato a Gaeta, Efisio convoca alcuni artigiani della città chiedendo la disponibilità di costruirgli una croce identica a quella che ha impresso nel palmo della sua mano. Gli artigiani impauriti da tale richiesta rifiutano.  Allora Efisio lo chiede a un tale di nome Giovanni.  Ottenuto l’oggetto richiesto, Efisio  non perseguita più i cristiani e si converte al cristianesimo, diventando evangelizzatore.
Da Cagliari scrive alla madre e all’imperatore per annunciare la sua conversione, ma per pronta risposta gli invia uno dei suoi ufficiali, Giulico (o Giulso), lo arresta, convinto che ripudi tale decisione. Efisio per sfuggire alla persecuzione dell’ufficiale romano, si nasconde a Nora.
A quel punto, l’imperatore gli invia il governatore Flaviano, che lo riprende, lo incarcera in una profonda cavità nel borgo di Stampace, che, secondo quanto affermano alcuni studiosi, è tuttora esistente. Qui è martirizzato e condannato alla pena capitale.
Il 15 gennaio del 303 d. c., secondo la tradizione popolare, Efisio di Elias, grande condottiero che non ha saputo sfuggire al cristianesimo, è decapitato a Nora, nel sito dove in seguito è stata edificata una piccola chiesa che porta il suo nome.

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