Intervista al compositore Ennio Porceddu

 

INTERVISTA AL COMPOSITORE

ENNIO PORCEDDU

Di Augusto Maccioni

 

Improvvisamente ecco apparire Ennio Porceddu. Forse non tutti sanno che questo grande artista, un autentico compositore, ha avuto un ruolo importante nel panorama artistico – culturale -storico – musicale della Sardegna negli anni  1960 -70. E non tutti sanno che Ennio Porceddu, alias Ennio Asper, è da considerarsi l’inventore del rock nell’isola. Andiamo per ordine.

Tutto nasce dalla pubblicazione di Giacomo Serreli “Sardegna Rock 1960 – 1994”, un libro maiuscolo che vuole raccontare la vera storia, con i suoi personaggi, del rock nell’isola. Qualcosa non è detta, o non è detta in maniera esauriente soprattutto quando si fa il nome di Ennio Asper. Chi è costui? Tutti ne parlano ma nessuno riesce a dare un volto e un cognome a questo grande artista.  E siamo riusciti, dopo diversi tentativi, a scoprire che Ennio Asper non è altro che Ennio Porceddu, ex dipendente Asl, giornalista pubblicista, poeta, noto autore e compositore di canzoni negli anni 1960 – 70. Siamo riusciti a rintracciarlo percorrendo un laborioso cammino musicale, e il nostro impegno è stato premiato. Quest’artista musicale, nato a Pirri, vive e opera a Cagliari e non ha mai smesso di occuparsi di cultura e di musica. E a proposito di musica c’è da dire che è una vera e propria memoria storica per il rock isolano degli anni 1960 -70. E non si scompone neanche quando si parla del libro di Serreli. “Ah, ho capito dove vuoi arrivare! Ti riferisci al libro “Sardegna Rock 1960 – 1994”. Giacomo Serreli è un professionista molto serio, per cui non ho nulla da rimproverargli. Anzi, lo ammiro perchè ha fatto un ottimo lavoro andando a scavare nei meandri più nascosti della nostra “memoria” storico-musicale, cosa che, altrimenti, sarebbe andata perduto. L’unica macchia nera è quando dice, naturalmente in buona fede, di non aver trovato tracce delle canzonette di un certo Ennio Asper”.

– Cerchiamo di inquadrare meglio le vicende di questi anni.

“Negli anni ‘60, gli autori di canzoni in Sardegna erano molto pochi, si chiamavano S. Porcedda, M. Loi, O. Sarra, F. Pisano, G. Abis, A. Concu, M. Zedda, N. Valle, S. Secci, e cosi via.. Uno solo di

questi si chiamava Ennio, ma di cognome non faceva Asper, quello è un nome di fantasia, faceva e fa Porceddu. Per questo, andando a leggere alcune schede del libro, troviamo le band La Nuova Era, Blue Star, The Fool, I Nuovi Condors, I Black Stones, Miriam, Serenella, tanto per citarne qualcuno, dove, non solo ci sono tracce delle mie canzoni, ma in certi casi ci sono anche diverse tracce discografiche. Questo senza contare gli assenti al censimento ma che hanno avuto in repertorio o inciso i miei brani: I Diamonds, I

Magnifici, Angelo Fagioli, Silvana Linotti, etc.. Tutto qui “.

Diciamo la verità: il rock in Sardegna è stato inventato da Ennio Porceddu, una bella soddisfazione per un giovane compositore.

“Allora partiamo dal 1960. Le formazioni musicali in genere (allora si chiamavano “Orchestrine”) non avevano brani originali in repertorio; si limitavano a riproporre, con arrangiamenti personalizzati, i pezzi forti in quegli anni, e, senza dubbio, ebbero un ruolo basilare nella diffusione della musica melodica o americana e sud americana nelle feste patronali di tutta l’isola. Erano gli anni in cui dall’America ci arrivarono le canzoni rock di Elvis Presley (Lome  me tender), Little Richard (Tutti frutti), Paul Anka (Diana e You my destiny),

Connie Francis (Tango della gelosia), etc..

In Italia Adriano Celentano cercava di imporsi

con il Rock. Mentre gli autori sardi si cimentavano ancora  col genere melodico, lenti,

valzer, o,  al limite, cha cha cha, swing. Anch’io l’ho fatto, non posso negarlo, era il genere che andava ancora per la maggiore in Italia. D’altronde, se andiamo a scavare, tanghi, slow, swing li troviamo nei brani delle tre edizioni del festival di Cagliari (anni 59, 60, 61)”.

Non hai ancora risposto alla domanda. E’ difficile avere questa grande paternità?

“ Ora ci arrivo. Nel gennaio del 1961, ebbi la fortuna di conoscere Gianni Pellicciaro, un bravo compositore che in Spagna, a cavallo tra il 1953 e il 1955, aveva ottenuto un grande successo con due sue composizioni “Elektron” e “E’ inutile illudersi”, prodotte dall’Ediciones Hersante di Madrid, da quell’incontro nacquero alcune canzoni, tra cui “Follia”, la prima canzone rock scritta in Sardegna, da un sardo. Il testo parla di un ragazzo che si era preso una tremenda cotta, non corrisposta, per una sua coetanea: “L’illusione è ormai finita/tutto è inutile per me/tu non sei nella mia vita/ed io sono folle senza te./Sono folle/sono folle da morir/sono folle  mi sembra d’impazzir….”.

 – Poi cos’è successa, c’è stato un seguito?

“ Si, nel mese di luglio dello stesso anno, iscrissi la canzone al festival di Roma (VIII parata della canzone) organizzata dalla casa discografica Music Records Inc. Direttore artistico Tito Schipa, il famoso tenore,  direttore d’orchestra e arrangiatore il maestro Nello Segurini, molto noto, allora, ai radioascoltatori italiani. Il festival si svolse a fine novembre. Il giorno della prima serata, quando mi presentai al Teatro De Servi, mi venne incontro l’organizzatore e il maestro Nello Segurini, complimentandosi con me per il brano che avevo proposto al festival. La canzone fu interpretata da Luciana Salvatori, una cantante romana molto brava, e si classificò terza; al primo posto, una canzone slow di Carlo Alberto Rossi, noto autore – discografico milanese; la seconda canzone classificata fu un cha cha cha di un certo Fasoli. Tra i vari premi, c’era l’incisione discografica. Allora passare dallo spartito al vinile era un miraggio irrangiungibile per la gran parte

degli autori e delle Orchestrine sarde. Quell’occasione valeva molto per me, ma il fallimento della Music Records, fece naufragare il progetto”.

– Quante canzoni hai scritto e a quale sei più legato?

“ Non vorrei sbagliare, ma credo oltre seicento. Molte in collaborazione con compositori come Aldo Catarsi di Pisa (quello per intenderci di “La storia di Franck Balland” portata al successo negli anni ‘60 da Don Backy), Dario Mateicich, Giovanni Abis, Ado Rossi, Elvio Monti, Italo Salizzato ecc… C’è ne una in particolare a cui sono molto legato perchè mi ha dato grandi soddisfazioni, “Amico non piangere più” del 1968, scritta in collaborazione con  Tore Solinas (il padre di Cristian Solinas attuale presidente della regione Sardegna);  era nel repertorio di ben tre gruppi musicali: Blue Stars di Cagliari, The Diamonds di Villasor, The Fools di Siligo. Fu registrata a Radio Sardegna per i programmi “Complessi isolani di musica leggera”, “Fatelo da voi” e “Chi dei due?” da tutte le tre formazioni. Grazie ai programmisti Rai di Allora, all’ideatore dei programmi Paolo Rabatti, il mio brano “Amico non piangere più” fu trasmesso per circa otto mesi, nella versione dei Blue Stars (dalla metà del 1968 al mese di maggio del ‘69). Alla fine dello stesso anno, la formazione The Fools ripropose quella canzone e “Ora Vai”, per la C. Records (Canada) già inciso quattro anni prima per la casa discografica Italo-Australiana  “Colossal Records” da Rosalba, una giovane cantante calabrese.

– Ascoltando le tue canzoni, ho notato che dentro c’è sempre della poesia, mai i doppi sensi o, peggio, la volgarità. Cito la prima strofa del brano “Mi ricordo bambino”, incisa dai “Nuova Era”: “Mi ricordo qualche volta bambino/fra gli alberi correvo insieme a te/io sognavo per la mia ingenuità/tu sognavi insieme a me“. Un testo molto bello.

“ La musica, lo voglio ricordare, è di Giovanni Abis di La Maddalena, un  bravo compositore; con lui ho composto tantissimi pezzi molti ancora inediti e a disposizione di cantanti e band. Per rispondere alla tua domanda, per una mia scelta, le mie canzoni hanno sempre un pizzico di poesia, perchè è mia convinzione che un brano deve contenere soprattutto un messaggio,  d’amore, di amicizia, anche di risentimenti se vogliamo, ma mai deve trascendere nella volgarità”. Oggi certe canzoni moderne non riesco a comprenderle”.

– Per qualche tempo ti sei interessato di cantanti, gruppi musicali, c’era rivalità tra loro?

“Come no! Rivalità e invidia all’ultimo decibel. Diceva, a ragione, Maria Carta, “Il male più grande della Sardegna è l’invidia, un sentimento cattivo, che ti arriva addosso come una forza negativa, anche se la ignori”.  Comunque,  non è un “sentimento” solo sardo. La gelosia aleggia anche tra i big.  Per fare un esempio, quando nel 1961, Tony Dallara doveva presentare al Festival di Cagliari la sua “Ghiaccio Bollente”, ci furono dei discografici che cercarono di far eliminare il brano asserendo che il disco col brano di Dallara era, secondo loro,  regolarmente in vendita nella Capitale. La veridicità di ciò non fu dimostrato e la canzone, come molti ricorderanno, vinse il festival”. Ti racconto un aneddoto: durante il la seconda edizione del concorso voci nuove S, Eusebio del 1963, alcuni musicisti (frequentatori dassidui di Radio Sardegna,  seduti accanto a mia madre si sono pronunciati con un senso di invidia dicendo” ma guarda questo ragazzino che cosa sa organizzare tutto da solo!” Era una affermazione dettata dall’invidia. Gli stessi musicisti che nel 1965 mi ha fatto lo sgambetto per il festival di Cagliari che avevo quasi pronto.

– Proprio per l’invidia di certi personaggi, nel 1966 non sei riuscito a portare a termine l’organizzazione di un festival della canzone a Cagliari, dove ti era già stata confermata da Verona la presenza di Dino, quello di “Te lo leggo negli occhi”, come ospite d’onore. Vuoi parlarne?

“Quella è stata per me una esperienza negativa dettata dalla gelosia e della poca serietà, in particolare, di un musicista sardo che doveva realizzare tutte le orchestrazioni delle venti canzoni, provenienti da tutta Italia. Ma se permetti non voglio andare oltre”. Generalmente non do mai l’altra guancia, ma so perdonare”. Diceva un amico medico “ in ogni uomo, tra le altre cose, c’è sempre qualcosa di buono”.

– C’è qualcosa che vorresti fare?

“ Si, riunire in un colpo solo, in un grande spettacolo,  tutti gli artisti sardi (cantanti musicisti, autori e compositori) degli anni sessanta ( per me i migliori anni di questo secolo ) e offrire tutto il ricavato ai profughi del Kosovo”.

Ennio Porceddu è molto modesto e non lo dice, ma, lo voglio ricordare, con i propri mezzi (senza contributi statali o comunali), per tre anni,  dal 1963 al 1965 ha organizzato e presentato i primi

concorsi voci nuove a livello regionale “Premio Coppa S. Eusebio (1963 – 1964 Parvocine, 1965

Terrazza  Hotel Enalc). Solo nel 1966 arrivò a Cagliari Mike Bongiorno con il suo “Trampolino d’oro”.

Ha, inoltre,  organizzato le due edizioni del festival nazionale dei Bambini “La Palma D’oro” 1975 – 1976, riprese dalla stampa locale e nazionale; ha diretto il  coro “I Kalaritani”, formato da ben 40 bambini, in parte utilizzato, successivamente, dalla cantante folk Anna Loddo in un 45 giri; direttore di  “Radio Cagliari Centrale”;  infine, è autore di “Ciottolino”, una canzonetta inserita in un cartone pubblicitario trasmesso da Videolina durante le trasmissioni de “Il Malloppo” di Giancarlo Testa.

Nelle vene di quest’artista, autore e compositore sardo c’è tanta musica da riempire una Treccani. Quando si deciderà di affrontare in maniera analitica il periodo – storico – musicale – culturale degli anni 1960-70 non si potrà fare a meno di lui, di Ennio Porceddu, che per una svista diventa Asper per poi ridiventare, in maniera compiuta e reale, Porceddu.

Alcune delle canzoni di Ennio Porceddu si possono ascoltare su You Tube. Come si può ascoltare “Concerto per Nassiria” in un  video firmato  da Enrico Ricordi e presentato da Mr. Maccioni.

Ma, Porceddu non è soltanto musica rock. Ha diretto un mensile del Cral sanità. Ora scrive libri culturali oltre ad interessarsi delle tradizioni storiche e popolari sarde. Questa è un’altra storia.

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