SABATO DI FERRAGOSTO UNA GIORNATA QUASI PERFETTA LA GALLERIA HENRY DI BUGGERRU di Ennio Porceddu

SABATO DI FERRAGOSTO UNA GIORNATA QUASI PERFETTA

LA GALLERIA HENRY DI BUGGERRU

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di Ennio Porceddu

Sabato di Ferragosto, giornata quasi perfetta per visitare una delle miniere più interessanti dell’iglesiente. L’attenzione è rivolta alla Galleria Henry di Buggerru, dopo una consultazione familiare. Io, inizialmente non ero d’accordo, avrei preferito una scampagnata in mezzo ai boschi: arrostire carne o pesce, e godermi il fresco che la natura ci avrebbe offerto in compagnia di un buon libro. Poi è andata diversamente. Arrivare a Buggerru (1.088 abitanti al 01/01/2015), dopo una scalata di curve e tornanti è stato piacevole, ma stancante.

In paese tanta gente, molti turisti e le vigilesse gentilissime che da indicazioni su come e dove parcheggiare l’auto. Dopo le informazioni ottenute in loco, ci siamo avventurati verso la Galleria Henry che si trova a cinquanta metri sopra il livello del mare (la nostra prenotazione era per le quattordici), per confermare all’ufficio Ticket il nostro impegno.

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Il tunnel, meglio conosciuto come Galleria Henry, è la più importante opera della grande miniera di Planu Sartu. Scavata nella dura roccia nel 1865, posta a 50 metri sul livello del mare, sopra l’abitato di Buggerru, attraversa per circa un chilometro, l’altopiano Planu Sartu, consentiva il trasporto dei minerali per mezzo di una rotaia dai cantieri sotterranei alle distanti laverie. Le dimensioni furono determinate dall’impiego, nel lontano 1892, di una locomotiva a vapore. Questo ingegnoso sistemagrazie ad un’avveniristica rete ferroviaria, soppiantò in un baleno i lenti e costosi trasporti con i muli e altri animali da soma.
In attesa del nostro turno per la Galleria, ci siamo inoltrate per le stradine del paese, curiosando nelle vetrine dei negozi. Quindi, ci siamo recati al Museo del Minatore, sito nella Via Marina in prossimità del Porto e inaugurato nel 2004,  in onore dell’eccidio del 1904, composto da 5 stanze; nel 2010 fu inaugurata la sala multimediale.

Tale Museo si sviluppa nei due piani di uno stabile che un tempo era destinato a officina meccanica e falegnameria. Lo stabile è stato restaurato ed ha mantenuto intatta l’antica struttura con torni e fresatrici nella posizione originale.

Finalmente, alle quattordici, le guide della Galleria Henry, ci fanno accomodare negli scomparti del trenino, dopo averci fatto indossare i caschi da minatore. All’accensione del motore, la locomotiva si è inoltrata in una galleria, che è una sorta di spettacolare labirinto, messa in sicurezza e accessibile. La sua unicità è costituita da un miniera2perpetuo rapporto con la falesia sul mare che avviene per mezzo di gallerie minori e camminamenti scolpiti, come finestre ideali, nella roccia.

Attraverso queste aperture luminose che s’intervallano con il buio del sottosuolo, possiamo gustare viste spettacolari della costa a strapiombo sul mare e panorami mozzafiato. Un viaggio dentro questo labirinto emozionante e fantastico che inizialmente ti lascia senza fiato, ma ti sottometti e quel senso di paura che hai provato inizialmente, senza fartene accorgere, passa e respiri a pieni polmoni per il resto del percorso, consapevole di aver visitato un tragitto eccezionale e di aver trascorso un’ora speciale nelle viscere terra, dove tutta una popolazione dell’iglesiente era costretta a lavorare per sopravvivere contro la miseria allora molto diffusa in Sardegna.

henry 3Bravo il personale della società che gestisce la Galleria, altrettanto brave le guide che ci ha dato tante informazioni su Buggerru e la Galleria Henry.

Per concludere: un itinerario che consiglio a tanti.

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Il Museo dei minatori

Il Museo è strutturato in due sezioni: Al piano terra, in corrispondenza dell’ingresso, nei locali dell’ex Officina Meccanica, è stato allestito il Museo Civico che racconta la storia del paese di Buggerru. Piuttosto estesa è la sezione dedicata alla miniera, con la ricostruzione degli spazi comuni e il recupero di attrezzi e macchinari d’epoca; sono inoltre presenti teche in vetro contenenti minerali e fossili del territorio. Sulle pareti sono disposti interessanti pannelli didattici in parte grandi relativi ai piani o alle sezioni di miniera, ma anche antichi documenti e foto.

La prima stanza illustra la storia delle formazioni geologiche che si riscontra nel territorio di Buggerru – Fluminimaggiore che sono le più antiche di tutta l’Italia. L’età paleozoica (periodo ordoviciano-siluriano) è attestata da numerosi fossili rinvenuti presso le località di S’Oreri, Is Lisandrus, Portixeddu e San Nicolò.

Il territorio è importante anche dal punto di vista speleologico: di grande interesse è la grotta delle lumache, che si apre a Buggerru sul Monte Rosmarino e prende il nome dai numerosissimi gusci di gasteropodi trovati al suo interno. Ancora più nota è la Grotta di Su Mannau, ubicata a sud di Fluminimaggiore è di origine carsica. I giacimenti minerari del territorio di Buggerru sono ricchi di minerali come l’emimorfite (silicato idrato di zinco), ma vi si trovano anche la barite (solfato di bario), la blenda (solfuro di zinco), la cerussite (carbonato di piombo), la calcite (carbonato di calcio), il cinabro (solfuro di mercurio) e infine il mercurio nativo quest’ultimi assai rari.

La seconda stanza illustra la Storia di Buggerru, la Petit Paris dalla preistoria al novecento.

La terza stanza invece è dedicata agli infortuni sul lavoro. Il tema sempre attuale era purtroppo noto ai minatori che operando nel sottosuolo erano costantemente esposti al pericolo; ma anche donne e bambini lavoravano nei cantieri. Ogni volta che si verificava un caso di infortunio i dirigenti si sollevavano da qualsiasi responsabilità. Nel 1902 una legge nazionale vietò ai minori di dodici anni il lavoro sotterraneo, ma non sempre questa norma era rispettata. Il minatore lavorava in galleria in spazi molto angusti e portava sempre con sé la lampada a carburo.

La quarta stanza o dello spaccio, dal 1890 permetteva l’acquisto (solo per chi lavorava in miniera) dei generi di prima necessità come pane, pasta, farina, latticini, sale, conserve, vino, liquori, droghe, cereali e legumi. La Società Malfidano era anche proprietaria della Cantina e il pagamento delle merci non era previsto in contanti, ma avveniva tramite il libretto: cioè si sottraeva la spesa direttamente dal salario. Tale sistema in apparenza poteva sembrare vantaggioso per gli operai, ma in realtà lo era maggiormente per la società mineraria perchè i soldi che furono stati sottratti dagli stipendi degli operai tornavano direttamente alle casse della società stessa. La cooperativa svolgeva anche un ruolo sociale: aveva istituito una cassa di previdenza per soccorrere i lavoratori vittime di malattie e infortuni, e pagava essa stessa un medico.

Nel 1904 con l’intervento di Battelli e Cavallera la gestione della cooperativa passò direttamente nelle mani degli operai che aprirono la cantina a tutta la popolazione del paese.

E infine la quinta stanza rappresenta una piccola sala cinematografica: le poltroncine e il proiettore sono originali dell’epoca. In particolare il proiettore era senza audio e il film iniziava solo con l’arrivo del direttore.

Al primo piano, nello spazio un tempo occupato dalla Falegnameria, è stato creato un percorso di visita multimediale, interamente dedicato agli uomini e alle donne che hanno vissuto e lavorato in miniera; tali interviste sono proiettate a ciclo continuo su schermi piatti, ascoltabili anche con le cuffie.

L’eccidio di Buggerru

Agli inizi del 900 Buggerru era chiamato «petite Paris» ovvero “piccola Parigi” in quanto i dirigenti minerari che si erano trasferiti nel borgo minerario con le rispettive famiglie avevano ricreato un certo ambiente culturale. Fra questo Achille Georgiades, un greco di Costantinopoli arrivato in Sardegna nel 1903 per dirigere le miniere della Societé des mines de Malfidano di Parigi, la cui Sede operativa in Sardegna era Buggerru. C’era anche il francese Georges Perrier che gestiva un cinema; inoltre in paese, vi erano anche un teatro e un circolo riservato alla ristretta élite dei dirigenti della società francese.

Dall’altra parte c’erano i minatori che lavoravano in condizioni disumane, sottopagati e costretti a turni di lavoro massacranti, spesso vittime di incidenti mortali sul lavoro; questi erano organizzati nella Federazione dei minatori. Nel 1904, a seguito dell’inasprimento del trattamento imposto dal Georgiades, i minatori si rifiutarono di lavorare e presentarono le loro richieste alla società francese; per tutta risposta questi chiamarono l’esercito che fece fuoco sugli operai uccidendone tre e ferendone molti altri. Quella domenica 4 settembre 1904 sarà ricordata come la data dell’eccidio di Buggerru, per il quale sarà fatto il primo sciopero generale in Italia.

 ©Copyright 2015 Ennio Porceddu

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